Giornalista: Oggi parliamo del bullismo, cioè del fenomeno della violenza tra i giovani.
Maurizio, tu come istruttore di Krav Maga, cosa ci puoi dire del tuo lavoro in
questo campo?
Maurizio:
Sono istruttore di Krav Maga, tecnica di combattimento nata in Israele. Lavoro
nella palestra del club sportivo del quartiere. Sono lezioni di autostima. Aiuto
i bulli, cioè i ragazzi aggressivi, a gestire meglio le loro energie, a reagire allo
stress in maniera efficace, senza “esplodere”. Non gli faccio vedere come
proteggersi da un pericolo esterno perché di fatto sono loro stessi a creare
il pericolo. Per aiutare questi ragazzi bisogna prima capirli. Spesso sono persone
che non riescono ad uscire dal loro ruolo di aggressore. Purtroppo di solito sono
soli con le loro difficoltà.
Giornalista: Per tanto tempo sei stato, pure tu, un bullo.
Maurizio:
Tutto è cominciato all’inizio delle superiori ed è durato fino al quarto anno. Non
c’è stato niente di particolare che mi ha spinto a diventare violento, nessun
problema a casa che molte volte è la causa dell’aggressività. Desideravo
semplicemente sentirmi più stimato degli altri. Mi piaceva essere imitato. Ero
bellicoso, violento, nervoso. Non c’era volta che a una festa io non litigassi con
qualcuno. Le vittime le sceglievo tra chi non riusciva a sostenere il mio sguardo,
chi era di carattere debole. Cercavo di offendere e di impaurire. Di solito si
trattava di aggressioni verbali, solo a volte di quelle fisiche.
Giornalista: Poi cos’è successo?
Maurizio:
Non mi ero mai messo nei panni delle vittime. Poi qualcosa è cambiato. Un giorno
ho visto un ragazzo attaccato da un tizio più forte di lui. Mi è venuto l’istinto di
difenderlo, ma, non so perché, sono passato accanto senza reagire. Ho
cominciato a chiedermi quale impatto le mie azioni potessero avere sulle persone
colpite. Il giorno successivo ho svelato le mie riflessioni ad un prof e lui mi ha
dato una mano. Mi ha messo in contatto con Gabriele Gelli, istruttore di Krav
Maga. Sono andato al primo allenamento, anche se malvolentieri. Cercavo di
essere scortese ed antipatico, ma Gabriele non ha commentato il mio
comportamento. Ha detto solo: “Sei puntuale, prometti bene.” Così ho iniziato il
mio percorso e gradualmente ho abbassato l’aggressività.
Giornalista: Quali sono i tuoi progetti per i prossimi anni?
Maurizio:
Ormai ho esperienza come allenatore. Se ne avessi le capacità scriverei un libro,
ma sono sempre stato scarso in queste cose. Nella scuola di Krav Maga dove
lavoro vedo ragazzi persi, problematici. Sono soli, non hanno amici veri, devono
sempre far valere la loro posizione. A sorprendermi è stato il mutamento radicale
dei bulli dopo le prime lezioni. Entrano aggressivi e dieci minuti dopo sono molto
più tranquilli. È incredibile quanta rabbia abbiano dentro. Le scuole vogliono
aiutare questi ragazzi, ma non sanno come. Ho quindi proposto una serie
d’incontri per i docenti delle scuole e cominciamo il mese prossimo. Sono
contento, perché per i bulli cambiare è molto difficile, dato che traggono
soddisfazione da ciò che fanno. Ma alla fine riescono a capire che è più
gratificante difendere qualcuno che attaccarlo.
adattato da http://osservatorio-cyberbullismo.blogautore.repubblica.it